La battaglia da fare contro la corruzione (di Gilberto Muraro)

CINQUE FATTORI DI CORRUZIONE

cause corruzione ItaliaAl di là delle cifre con poco fondamento diffuse dalla Commissione Europea, perché la corruzione è maggiore in Italia rispetto agli altri paesi occidentali? Michele Polo ha risposto su lavoce.info indicando come responsabile del triste primato la malavita organizzata, che in Italia ha un peso senza uguali tra gli stati occidentali e che ovviamente ha bisogno di protezioni o omissioni in campo pubblico sia quando commette reati sia quando ne investe i frutti. Risposta convincente ma non esaustiva. La malavita organizzata è solo il primo di una lista di fattori altrettanto rilevanti.

Il secondo è la più elevata inefficienza della macchina giudiziaria italiana, che rende probabile la prescrizione prima della sentenza finale, così diffondendo un senso di impunità di fatto tra i corruttori e i corrotti.

Il terzo è il maggior professionismo politico italiano, cui si deve la formazione di una casta inamovibile fatta in buona parte da personaggi che fuori dalla politica sarebbero destinati a più umili mestieri, come ha scritto Eugenio Scalfari. Per restare nella politica, devono dispensare favori e hanno ampia possibilità di farlo grazie alle connivenze che si creano tra burocrati e politici di lungo corso.

Il quarto è la maggiore complicazione del rapporto tra cittadini e settore pubblico, che deriva sia da una legislazione farraginosa e ambigua sia da una burocrazia inefficiente. Questo fattore crea un duplice effetto. Da un lato, produce l’humus in cui prosperano le vere e proprie intese criminali. Dall’altro, produce quella che il senso etico comune considera la “corruzione indotta”, quel sistema di pagamenti o favori cui spesso anche il buon cittadino deve ricorrere per ottenere in tempi ragionevoli il riconoscimento dei suoi diritti.

diffusione corruzioneLa piccola e diffusa corruzione indotta è forse un peccato veniale in se stessa ma ha un impatto micidiale sul costume sociale, che tende a essere assolutorio o almeno rassegnato anche verso forme di corruzione più gravi. Viene così ad affievolirsi il meno costoso e più efficace antidoto alla corruzione, ossia la condanna della comunità verso chi non rispetta le regole. E sotto il profilo del costume, si può additare come ultimo fattore specifico italiano il soverchiante peso della Chiesa cattolica, che rispetto alle Chiese protestanti è molto più attenta alla morale sessuale e molto meno attenta a quella sociale; e ciò vale specialmente in Italia, dove nella gerarchia continua a operare l’eredità moralmente avvelenata del potere temporale, esercitato senza più base territoriale ma attraverso una pervasiva rete di relazioni privilegiate con il potere politico.

LE COSE DA FARE

Cosa si può fare, allora? Gli esperti potranno indicare alcune proficue misure specifiche, come positiva è stata la recente introduzione della disciplina contro la corruzione in campo privato. Non è da escludere che pure l’Autorità ad hoc creata per la battaglia contro la corruzione nel settore pubblico, l’Anac (ex Civit), dia a tempo debito buoni risultati, anche se ora si vede solo il costo di un appesantimento burocratico. Ma l’entità delle cause indicate – la malavita, la casta politica, la confusa e sovrabbondante legislazione, l’inefficienza della burocrazia e della giustizia in particolare, lo scarso supporto morale da parte del magistero cattolico – fa dubitare dell’efficacia di una politica specifica contro la corruzione.

via d'uscita corruzioneDi sicuro, non è la cura giusta l’aumento a dismisura dei controlli e delle sanzioni. Perché i controlli costano. Perché un paese civile non può mai abbandonare il principio di proporzionalità tra reato e pena. E soprattutto perché una società con scarsa etica e abbondante corruzione non può fidarsi ciecamente neanche dei controllori, ai quali consegna un “valore di corruzione potenziale” tanto maggiore quanto più alta è la sanzione che possono infliggere o togliere. Insomma, la battaglia contro la corruzione coincide in gran parte con la quotidiana e faticosa battaglia generale per aumentare il livello di efficienza e di etica dello Stato.

Conclusione disperante? Non è detto. In contrasto con l’opinione prevalente, sostengo, con il peso della mia età, che una volta era peggio. La gente è oggi molto più reattiva su questo tema. Anche il comportamento della gerarchia cattolica ha forse toccato il vertice della compromissione e promette, con papa Francesco, di diventare un fattore di moralizzazione. E soprattutto i controllori – Corte dei conti, magistratura ordinaria, uffici fiscali e Guardia di finanza – hanno ampiamente innalzato il livello di competenza e di credibilità rispetto ai primi decenni del dopoguerra. Ecco perché allargare il fronte della battaglia non significa necessariamente dichiararsi sconfitti. E comunque, ogni più ristretta e facile politica contro la corruzione rischia di essere illusoria.

Gilberto Muraro da www.lavoce.info (25.2.20014)

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