La città greca di Volos sperimenta un sistema economico alternativo (di Antonio Cuesta)

I tempi di crisi offrono spesso soluzioni ingegnose per superare le difficoltà. Nel caso della città greca di Volos, una piccola città di 100.000 abitanti, l’attuazione della cosiddetta Rete di interscambio e solidarietà, nata due anni fa, non ha tanto cercato di contrastare gli effetti della situazione economica che ha di fronte il paese, quanto di rispondere alla necessità di articolare una alternativa che permetterebbe di affrontare l’attuale sistema capitalistico.

L’idea di base viene dalle numerose esperienze di comunità di baratto, lo scambio di beni e servizi senza l’utilizzo di qualsiasi valuta. Nel caso di Volos l’idea è stata perfezionata con la creazione di un modello di commercio, «Tem» (Unità alternativa locale, in greco), e un avanzato sistema informatico semplice nel suo funzionamento ed efficace nei risultati.

Quando qualcuno entra a far parte della rete riceve un numero di conto e 300 Tem (un Tem equivale a un euro, soltanto come riferimento quando si imposta il valore di vendita), per favorire in tal modo fin dall’inizio la possibilità di acquistare oppure vendere prodotti o servizi. Il maggior numero di scambi si svolge il sabato al mercato delle pulci di aspetto tradizionale, ma nel quale è escluso l’uso del denaro. Una vasta gamma di prodotti che comprende frutta, verdura, vestiti, libri, artigianato, ecc. ma anche materiali elettrici e idraulici. Inoltre, il sito dell’associazione offre un elenco completo di tutti professionisti (medici, insegnanti, elettricisti…, ma anche le officine meccaniche, le panetterie, le macellerie …) che fanno parte della rete locale e che consentono il pagamento in Tem per tutta la settimana nel normale orario di lavoro. La pagina web include anche una sezione riservata dove ogni iscritto offre oppure richiede quello che gli serve. Più di mille persone finora utilizzano questo sistema economico alternativo e il loro numero sta crescendo.

«Con l’aiuto iniziale – racconta Emilia, una ceramista di quarantasette anni –, ho potuto comprare frutta e zucchero per preparare marmellate per poi venderle il sabato. Ho cominciato tre settimane fa e già ho ottenuto 800 Tem», ma confessa di aver speso 500 Tem per parrucchiere, il cibo e alcuni piccoli elettrodomestici necessari. Alexandra ha venduto insieme al padre Iraklis le uova fresche delle «galline che abbiamo nel cortile; in un primo momento è costato di più il mangime che abbiamo pagato in euro, ma ora ho trovato un fornitore che vende alimenti per animali in Tem» ci dice. Per questa ragazza di venticinque anni l’iniziativa «è una filosofia per cambiare le cose senza soldi. Io non sono contro l’euro, mi serve per pagare certe cose ma per le altre, per quanto possibile, cerco di non usarlo. Io preferisco il Tem perché è qualcosa che possono usare tutti, l’euro soltanto coloro che hanno il lavoro». E assicura convinta che «con il Tem è possibile accedere a molte opzioni, in molti modi, decidi tu. Ognuno ha qualcosa da dare o da offrire».

L’utilizzo di internet ha facilitato lo scambio e soprattutto il controllo del debito. Christos, un ingegnere appassionato di software libero e cofondatore del progetto, è il responsabile per lo sviluppo informatico  del sistema progettato grazie al software open source. La Banca d’Inghilterra ha dato un riconoscimento al sistema per la forma e la sicurezza con le quali vengono effettuati i trasferimenti. Meglio e più velocemente di qualsiasi banca on line, i movimenti tra venditori e acquirenti vengono immediatamente segnati, non ci sono commissioni o ritardi, permettendo anche uno scoperto fino a 1.200 Tem per ogni utente. Poiché il Tem non esiste fisicamente, il pagamento viene effettuato in tre modi: con un «assegno» dotato di un marchio di sicurezza, tramite bonifico on line, con un semplice Sms. Inviando un messaggio ai numeri del pagatore e del beneficiario con l’importo, il sistema restituisce immediatamente i messaggi inviati confermando il trasferimento, mostrando il saldo dopo l’operazione eseguita.

Anche se il volume degli scambi non è ancora molto elevato, Christos ha stimato che durante il mercato del sabato si raggiungono 3.000 o 4.000 Tem, anche se questo dato scende durante la settimana. Prodotti alimentari, frutta e verdura sono di gran lunga i più popolari insieme ai servizi professionali (idraulici, avvocati…). In ogni caso, «la cosa più importante è che le persone si conoscono e hanno fiducia reciproca, Internet è importante, ma il contatto diretto è fondamentale – Christos ci illumina – la nostra iniziativa non è stata motivata dalla crisi economica, ma dalla necessità di applicare i nostri valori e cambiare l’attuale sistema economico. Contro questo sistema la Rete è stata progettata come una forma alternativa di scambio economico».

Un’altro dei fondatori di questo progetto è Marita Hupis, fortemente influenzata dalle esperienze avviate in Argentina e Uruguay da oltre un decennio. Marita presenta i principi alla base della rete di scambio: l’uguaglianza, la parità, la trasparenza, la solidarietà e la partecipazione. «Tutti i membri allo stesso modo decidono durante le assemblee periodiche sulle questioni relative al funzionamento della rete. Le  decisioni collettive, hanno un carattere sociale, e sono orientate verso la formazione della società che desideriamo».

La crescita dell’organizzazione li ha portati a considerare la creazione di un «centro assistenza presso  l’Università di Tesalia. «Il centro comprenderà visite mediche, naturopati, massaggiatori… tutto ciò di cui qualcuno potrebbe aver bisogno nel campo della salute», racconta. E c’è anche un caffè dove lavorano persone senza impiego. Edifici da tempo abbandonati sono stati recuperati grazie all’aiuto di tecnici e anche di artisti locali. Tutti i membri dei gruppi di lavoro (segretario, pubblicità, infrastrutture, pulizia…) sono uguali: sei Tem per un’ora di lavoro. «Questi gruppi sono aperti e coinvolgono molte persone, quelle che servono momento per momento», spiega Marita.

Il successo della rete attraversa i confini e sta incoraggiando altre città greche a seguirne l’esempio. «È una buona scelta per cambiare le cose e in un certo senso è un cambiamento rivoluzionario», dice Alexandra orgogliosa.

Antonio Cuesta da www.rebelion.org

(Traduzione del testo originale in lingua spagnola da http://comune-info.net)

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