Il Medio Oriente sta cambiando

Tutti abbiamo gli occhi rivolti a Gaza, e forse ci stiamo perdendo il quadro generale che sta emergendo, nonostante molti attori in campo, da Netanyahu a Trump, passando per Erdogan e Bin Salman continuino a ripetere che in queste settimane si sta disegnando un nuovo Medio Oriente. Il quale non è determinato da Gaza o dalla questione palestinese, ma forse la determinerà.

Trump è andato nella penisola arabica, presso le monarchie del Golfo, e tutti abbiamo notato che si è parlato di affari (anche personali di Trump, dalle sue tower all’aereo del Qatar) e ci si è soffermati meno sul fatto che il convitato di pietra, quello che un tempo sarebbe stato l’argomento principale di ogni colloquio, vale a dire la questione palestinese, era praticamente assente. Qualche generico riferimento qua e là, molti auspici e buoni propositi ma, al dunque, era un argomento di secondo o terzo piano. Un vecchio cronista di esteri della Stampa, Igor Man, ripeteva sempre che il problema mediorientale non si sarebbe mai risolto se non lo si fosse risolto nel suo cuore antico: Gerusalemme. Cioè la questione palestinese.

Eppure oggi vediamo che mentre tutti (a partire da me) hanno gli occhi puntati su Netanyahu e Gaza, ai margini ci si muove, indipendentemente dal cuore antico. La Siria è rientrata nel novero delle nazioni frequentabili, e alla Turchia (per ora) la cosa fa molto piacere. In Libia, ad un tiro di schioppo da noi, sta cadendo la suddivisione tra un Est (Bengasi) capeggiato dal generale Haftar e appoggiato da Russia ed Egitto e un Ovest (Tripoli, la capitale), riconosciuto internazionalmente come legittimo governo e appoggiato da noi e Turchia (tra gli altri). L’Est del generale Haftar, infatti, sta estendendo la sua longa manus su tutta la Libia e, come racconta Agenzia Nova (https://tinyurl.com/6tty8fcz), nei territori di Haftar si stanno installando postazioni missilistiche russe verso l’Europa (il che vuol dire verso l’Italia). Ma il punto non è solo questo, è che si vocifera di un piano per cui gli USA potrebbero entrare nella partita promettendo ad Haftar ricchi affari (petroliferi) se si prendesse in carico un milione di palestinesi di Gaza. Gli altri gazawi, eventualmente, andrebbero in Siria, col quale nuovo presidente Trump si è recentemente incontrato. E non solo lui, anche Israele, parrebbe abbia cominciato a dialogare, dopo Eoni, con la Siria. Nei decenni passati ogni cosa tra Tel Aviv e Damasco passava per Mosca, nel senso che Israele parlava con la Russia e lei garantiva. Oggi siamo (pare) al dialogo diretto. La Turchia, d’altro canto, dopo aver appoggiato la Libia Ovest contro Haftar, anche con aiuti militari diretti, oggi comincia ad avere una posizione più equidistante (https://tinyurl.com/4747rprd) se non di cambio di sella verso Haftar. L’idea di una Libia stabilizzata, anche se sotto Haftar, sembra quindi che cominci ad essere presa in considerazione da chi l’aveva osteggiato, nonostante il governo di Tripoli (Libia Ovest) sia ancora quello formalmente riconosciuto.

Fantasie? Progetti destinati a naufragare, come la deportazione di Gaza in Libia? Lo vedremo, ma l’idea è che il Medio Oriente, dalla Libia alla Siria, e dal Golfo a Israele, sta cambiando faccia, e lo fa indipendentemente dalla questione palestinese, messa ai margini di una ricomposizione che sta prendendo forma, ma che ha, al momento, una forma assai confusa. Ma una costante, in tutto ciò, è ben scolpita, ed è il fatto che noi (intesi come Europa ed Italia) in tutto ciò non tocchiamo palla.

L’Europa aveva puntato sulla Libia Ovest, e ora sembrerebbe vincere la Libia Est di Haftar, appoggiata dalla Russia e, come si diceva, forse in dialogo con gli USA di Trump che promettono mari e monti nel caso si facessero carico dei palestinesi, nonché con la stessa Turchia. Tutti i rivolgimenti in atto vedono attivi i Paesi arabi, gli Usa di Trump, la Turchia, ovviamente Israele, la Russia e (forse) persino la Cina dalla quale l’Egitto ha testé comprato dei caccia. Noi assenti. Ci sta cambiando un mondo vicinissimo sotto il naso e avviene non solo a nostra insaputa, ma, forse, in opposizione, perché quei missili puntati dalla Libia, che sia vera la notizia o solo un’intenzione, questo vogliono dire: ci stiamo riorganizzando, non solo senza di voi ma, nel caso, contro di voi.

Jack Daniel (da facebook (scritto prima della guerra Israele – Iran))

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