Debito di Roma: le domande dei vescovi e dei cittadini (di Anna Maria Bianchi)
Il nuovo decreto del governo ha momentaneamente risolto la questione deficit del bilancio di Roma e conseguente rischio di fallimento della città. Non si può però far finta che sia stata fatta chiarezza su tutto. Al contrario, le domande rimangono tutte in piedi. Chiedono i vescovi: “Chi ha accumulato questo debito mostruoso? Chi ha sprecato il denaro pubblico? Chi ha amministrato male? Chi ha chiuso gli occhi sugli incompetenti? Chi ha intascato più del dovuto? Chi si è arricchito indebitamente? Chi non ha indagato? Chi non ha vigilato? Ci sono precise responsabilità che dovrebbero avere nomi e cognomi. Conoscerli è essenziale, ma non per giustizialismo. Conoscere i responsabili di questa disfatta politica, sociale ed economica è l’unica garanzia, perché quanto è accaduto non si ripeta in futuro. Non è una certezza, ma almeno una speranza. Chiediamo troppo?
Qualche giorno fa l’Assessore alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale, Giovanni Caudo, ha dichiarato al TG1, a proposito della Vela di Calatrava a Tor Vergata:”Non ci possiamo permettere una struttura che per essere terminata necessita di altri 426 milioni di euro.“Chiediamo noi cittadini: “Chi ha permesso che venissero dilapidati soldi pubblici per tante opere faraoniche mai terminate, o abbandonate dopo l’inaugurazione? Quando sapremo di chi è la responsabilità della lievitazione di costi dell’opera di Calatrava, della Nuvola di Fuksas, della metropolitana Vignaclara-Farnesina, chiusa dopo i Mondiali di calcio del ’90, delle piscine non finite dei Mondiali di nuoto?
Queste domande da anni circolano nell’iperspazio e in qualche inchiesta televisiva (o in un libro) – sistematicamente ignorata – senza mai atterrare sulle pagine della maggior parte dei quotidiani romani. Che evidentemente hanno questioni ben più serie di cui occuparsi. Come quella apparsa domenica scorsa sulla Cronaca romana del Messaggero: E MARINO DISERTA IL FILM SU PETROSELLI (“…Pensare che nel PD il giorno prima gli avevano ricordato che Petroselli sarebbe stato un modello di sindaco da seguire…in molti hanno notato la sua assenza…“) Quello che l’articolo non dice è che, in concomitanza con la proiezione, in Campidoglio si teneva un’iniziativa di Libera contro le mafie (cui il giornale non fa cenno) e il Sindaco era il padrone di casa che doveva accogliere ben quattro ministri, presidenti di Commissione, il segretario della CEI e Don Luigi Ciotti, oltre a centinaia di giovani provenienti da tutta Italia.
Noi cittadini chiediamo che vengano accertate le responsabilità di chi ha portato Roma al fallimento. E anche che i giornalisti tornino a fare il loro mestiere. Chiediamo troppo?
Anna Maria Bianchi
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