Il PNRR che incombe sull’Italia
Ci avevamo creduto tutti. Quando nel luglio 2020 il Consiglio Europeo approvò il Next Generation EU netta fu la sensazione di una svolta storica: debito comune europeo per sostenere la ripresa dalla crisi pandemica! Inimmaginabile fino a pochi mesi prima. Quando poi la ripartizione dei fondi assegnò all’Italia la porzione più cospicua l’entusiasmo fu generale. Sembrava quasi che il nostro Paese avesse vinto alla lotteria e che piovessero soldi. Il culmine fu l’arrivo di Draghi alla guida del governo. Sembrò di aver risolto tutti i problemi, il Piano fu corretto, ma nessuno manifestava dubbi sulla validità dei progetti.
Solo col governo Meloni i nodi hanno cominciato a venire al pettine. Innanzitutto otto mesi persi per cambiare la governance e rendersi conto delle difficoltà di attuazione. Poi le prime dichiarazioni: “è difficile spendere tutti i soldi” “i progetti sono irrealizzabili”. E infine la verità: il 68% della spesa (130 miliardi) fa capo per l’87% a progetti che costano meno di un milione di euro. Ben 152 mila micro interventi che fanno anche sorridere (un cimitero, un parcheggio, il museo della grappa). E questa sarebbe l’occasione unica per il rilancio dell’Italia? Una presa in giro. È evidente che il PNRR è stato scritto male e che l’Italia non è cambiata. È sempre il Paese soffocato dai sospetti dove tutti vogliono mettere bocca e realizzare un’opera pubblica sfiora l’impossibilità
6 giugno 2023
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