E se il NGEU fosse il futuro dell’Europa?

Il Governatore della Banca d’Italia non parla a caso e meno che mai in occasione delle sue “Considerazioni finali” che cadono ogni anno alla fine di maggio. Tutti i commenti hanno rilevato che Visco ha sostenuto la trasformazione del Next Generation Eu in uno strumento permanente dell’Unione. La sostanza sta in una emissione stabile di debito comune garantita da fonti di entrata autonome al servizio di un nuovo bilancio europeo. Uno schema che inevitabilmente porterebbe ad una capacità di governo dell’Unione rafforzata al servizio di politiche comuni nelle quali impegnare le risorse. L’esempio è sempre quello del NGEU che destina i finanziamenti ai noti obiettivi di digitalizzazione e transizione ecologica, attuati con piani nazionali  coordinati e convergenti verso obiettivi comuni.

Sul debito pregresso Visco ricorda che resterebbe di competenza dei singoli paesi, ma una parte potrebbe confluire in una gestione comune destinata ad essere riassorbita in tempi molto lunghi. Il tutto somiglia molto ad una transizione che non è stata finora decisa esplicitamente né indicata con chiarezza: la transizione federalista. Se Visco è stato così esplicito è perché questi temi sono al centro dell’attenzione di chi cerca di progettare i prossimi dieci anni. Per fortuna che c’è chi lo fa

3 giugno 2021

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