La follia che divide l’umanità
Non c’è giorno che passi senza il suo attentato terroristico. Oggi in Pakistan, ieri a Sydney le notizie sui massacratori fanno parte dello scenario quotidiano che ci mette davanti agli occhi l’informazione globalizzata. Sembra che tutto accada lontano, ma poi succede che un pazzo fa strage di giovani in Norvegia e altri ammazzano decine di persone con le armi che detengono legalmente negli Stati Uniti ed ecco che tutto si avvicina rapidamente. Sempre di follia si tratta, ma non ce n’è una sola per spiegare atti così diversi.
La strage in Pakistan è solo l’ultimo anello di una catena che viene da lontano. Il fatto che lì ci sia una guerra tra stato pakistano e talebani può illuderci che il pericolo e la follia siano lontani da noi. Ma poi succede che un tizio pensi di combattere la sua guerra personale in un centro commerciale di una grande città australiana; succede che altri mettano bombe sulla metropolitana di Londra e sui treni a Madrid. Il fatto è che, se non possiamo correre a risolvere ogni conflitto in giro per il mondo, almeno dovremmo cercare di curare le tensioni che possono indurre qualcuno a scatenarne uno a casa nostra.
C’è però anche una follia autoctona che nasce dall’isolamento e dall’ignoranza e che porta a sentirsi circondati da nemici e in guerra. C’è la follia che porta a distruggere tutto ciò che viene avvertito come un ostacolo e un peso da trascinare nella vita anche se si tratta della propria stessa famiglia, dei propri figli. Queste sono le follie difficili da prevenire.
Dove si può intervenire, invece, è nello smorzare le tensioni tra culture diverse impegnandosi a dare più valore a ciò che veramente vale. Per esempio, ci siamo mai chiesti se dovremmo spiegare qualcosa di questo nostro modo di vivere ai tanti che vengono in questa Europa per trovare un futuro migliore? Forse no, perché convinti che il rispetto tra culture imponga il silenzio e che ogni opera di diffusione dei nostri valori contenga anche una prevaricazione.
Sbagliato. Abbiamo un patrimonio prezioso che trattiamo come se non valesse niente. Chi viene qui in occidente, invece, ci tiene a distinguersi da noi e a mantenere ben salda la propria cultura. Esibire la diversità accomuna tante comunità di immigrati, ma, a volte, nell’esibizione si avverte un rifiuto dell’integrazione che implica un rifiuto di valori dei quali si gode al pari degli altri perché tradotti in scelte e in politiche pubbliche.
La libertà, l’uguaglianza, l’assistenza, una base di servizi pubblici a disposizione di tutti, la tolleranza per le diversità. Questi sono i caratteri su cui si basano le società nell’Europa occidentale. Se prendessimo sul serio la difesa di questo patrimonio culturale forse farebbe bene anche a noi stessi
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