La Russia è debole quindi è pericolosa
La propaganda russa promuove l’idea di una nazione autosufficiente, una superpotenza in grado di resistere a qualsiasi pressione esterna grazie alle sue immense risorse naturali. Questa narrazione, alimentata dal Cremlino, dipinge il paese come economicamente invulnerabile, capace di sostenere un’autarchia perpetua e di eludere le sanzioni occidentali.
La realtà è ben diversa. La Russia non è una superpotenza economica, ma un’economia fragile, dipendente dall’export di materie prime. Petrolio, gas e metalli rappresentano oltre il 60% delle sue entrate, mentre il settore industriale è stagnante e la tecnologia russa rimane arretrata. Come recita una celebre battuta, è “un distributore di benzina con armi nucleari“, un colosso militare con fondamenta economiche deboli.
Ma ciò che rende la Russia davvero pericolosa è che questa debolezza non la porta alla prudenza, bensì all’aggressività.
- La debolezza economica come motore dell’aggressività
La dipendenza dalle risorse naturali espone la Russia alle fluttuazioni dei prezzi globali e alle sanzioni. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, le restrizioni occidentali hanno causato fuga di capitali, difficoltà nell’accesso alle tecnologie avanzate e un crescente isolamento finanziario. In un sistema democratico, una crisi di questo tipo potrebbe portare a un cambiamento di leadership o a riforme. Ma in una dittatura, la risposta è opposta: la fragilità interna viene mascherata con una retorica di guerra permanente.
Il Cremlino ha trasformato la crisi economica in una narrazione di accerchiamento: l’Occidente viene dipinto come un aggressore, le difficoltà economiche come un sacrificio patriottico. Questo giustifica misure repressive interne e un’ulteriore radicalizzazione della politica estera. Per il regime, la guerra non è un’eccezione, ma una necessità per sopravvivere.
- L’imperialismo come collante identitario
La fragilità russa non è solo economica, ma anche culturale e politica. La Russia fatica a costruire un’identità nazionale che non sia legata all’espansionismo. L’epoca d’oro evocata dal Cremlino – la grandezza imperiale degli zar, la potenza sovietica, le figure di Dostoevskij e Tolstoj – appartiene a un passato mitizzato, ma il regime attuale non ha nulla di nuovo da offrire.
L’assenza di una visione nazionale moderna ha lasciato spazio a un unico strumento di coesione: il mito dell’impero. Senza un nemico esterno da combattere, senza una missione espansionistica, il sistema rischia di implodere sotto il peso delle sue contraddizioni interne: disuguaglianze sociali, corruzione endemica, stagnazione economica.
Ecco perché l’imperialismo non è solo una scelta, ma una necessità esistenziale per il regime.
- Perché l’Europa è un obiettivo?
La minaccia russa all’Europa non nasce solo dalla volontà di Putin o dalla retorica nazionalista, ma da una logica sistemica.
Instabilità come strategia: La Russia, consapevole della propria debolezza, cerca di compensarla destabilizzando i suoi vicini. Usa cyberattacchi, guerre ibride, propaganda e pressione energetica per minare la stabilità dell’Europa.
Il fattore nucleare: L’arsenale atomico russo consente al Cremlino di alzare la posta in gioco, sfruttando la paura dell’escalation per intimidire l’Occidente.
Divisioni interne all’Occidente: La Russia sfrutta le spaccature all’interno dell’UE e della NATO, appoggiando movimenti sovranisti e campagne di disinformazione per indebolire la coesione europea.
Un attacco militare diretto all’Europa non è imminente, ma la Russia sta già conducendo una guerra asimmetrica per dividerla e indebolirla.
Conclusione: Come rispondere?
La Russia è pericolosa proprio perché debole. La sua aggressività non è segno di forza, ma il sintomo di un sistema in crisi. L’Europa deve adottare una strategia chiara per resistere alla sua destabilizzazione:
- Rafforzare la difesa comune europea, per non dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti.
- Sostenere la società civile russa, perché il regime di Putin non durerà per sempre, e il futuro della Russia dipenderà anche da chi oggi resiste alla repressione.
L’Europa non può permettersi di sottovalutare la minaccia russa: deve prepararsi non solo a contrastare la sua aggressività, ma anche a gestire il suo possibile crollo.
Roberto Damico (da facebook)
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