La truffa dei campi Rom nella capitale e la distrazione degli eletti
Un piccolo inciso sulle intercettazioni. Se anni fa avessero approvato la legge con cui Berlusconi e tanti altri ipocriti di destra, centro e sinistra volevano abolirle o depotenziarle oggi la banda Carminati sarebbe ancor più padrona di Roma. Punto. Il resto sono chiacchiere.
Le sacrosante intercettazioni riferiscono che Buzzi con le sue cooperative ritenesse di guadagnare più con rifugiati e rom che con la droga. Mettiamo in fila i pezzi di un ragionamento semplice semplice.
Punto 1. Per guadagnare così tanto le cooperative dovevano per forza ricevere molti soldi dagli affidamenti del comune ed erogare servizi di valore infimo.
Punto 2. In molti si sono accorti da tempo che c’era questa distanza tra soldi spesi e servizi resi e lo hanno denunciato. In particolare l’associazione 21 luglio (http://www.21luglio.org/) ha prodotto corposi dossier nei quali dimostrava l’assurdità della situazione dei campi Rom rispetto ai soldi pubblici che venivano impegnati.
Punto 3. Ora che è tutto chiaro riesce veramente difficile capire come mai i tanti che potevano e dovevano vigilare non l’abbiano fatto o non si siano accorti di quelle denunce. Forse qualche funzionario era corrotto? Sì questo risulta dall’inchiesta in corso, ma vi è un altro livello che dovrebbe essere coinvolto.
Punto 4. La Giunta comunale, il Sindaco e tutti i rappresentanti politici eletti nel Consiglio comunale di Roma potevano avere un quadro della situazione ampio e chiaro precluso alla maggior parte dell’opinione pubblica. E potevano verificare sul campo la non corrispondenza tra soldi erogati e soldi effettivamente spesi. Non risulta l’abbiano fatto.
Punto 5. Risulta, invece, da notizie di stampa non smentite che la cooperativa 29 giugno abbia contribuito a finanziare le campagne elettorali di vari candidati al Consiglio comunale. Finanziamenti regolari ovviamente e regolarmente dichiarati dai candidati.
Fine del ragionamento e conclusioni. Se le cooperative sociali operano su un mercato ristretto praticamente fatto solo da lavori provenienti da un unico committente (un ente pubblico territoriale comune o regione che sia) non sembra sensato che chi si candida a diventare committente (cioè a gestire l’istituzione Comune) accetti finanziamenti provenienti dai soggetti che col comune dovranno per forza lavorare.
Molte ragioni dicono che quei finanziamenti non dovevano e non dovrebbero più essere né chiesti né accettati. Altrimenti al ragionamento di cui sopra bisognerebbe aggiungere un conflitto di interessi che finora nessuno sembra avvertire e la caccia ai soldi a cui si è ridotta la politica diventerebbe la sua principale ragion d’essere
Claudio Lombardi
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