L’Inps e il Reddito di cittadinanza: un matrimonio pericoloso

Il principale obiettivo del legislatore nel pensare al Reddito di cittadinanza è stato sin dall’origine quello di evitare gli abusi e di scuotere i potenziali “divanisti” dal loro torpore,  di colpire duramente i furbetti o, più propriamente, i malandrini e gli  approfittatori. Insomma, il Reddito di cittadinanza può funzionare, si è detto da sempre, solo se non è per tutti e se le sue regole sono chiare come le sue sanzioni. Già, le sanzioni: non c’è legge che non le preveda e anche in questo caso ci sono e sono pure pesanti, arrivando in caso di “dolo” alla reclusione in carcere, ma si colpiscono anche gli errori, le negligenze e le disattenzioni. Attenzione dunque, il Reddito di cittadinanza non permette errori e se si commettono si paga.

A chi spetterà l’onere di comminare le sanzioni ai cittadini? Ovviamente la risposta è scontata:  all’Inps!

Infatti la normativa riserva all’Inps la gran parte del lavoro per il Rdc. Spetterà all’Istituto accogliere e vagliare le domande presentate e entro 10 giorni comunicare il risultato all’utente. Sarà dunque l’Inps a dire Si o No al beneficio e dovrà altresì provvedere a determinarne l’importo e gestire mensilmente l’accreditamento sulla card, oltre a dover emettere i provvedimenti di revoca e decadenza del beneficio ed effettuare anche la decurtazione e la sospensione della card. Alla fine, gli toccherà pure recuperare le somme indebitamente elargite.

Ai più sembra naturale che sia l’Inps a svolgere anche il ruolo di “sanzionatore” oltre a tutto il resto. Ma, chi conosce da vicino l’Inps, le sue procedure e il suo modo di approcciarsi con gli utenti, non può che essere molto preoccupato. Sarà in grado, ci si chiede, di sostenere questa nuova mole di lavoro senza rendere l’operazione un calvario? Sarà in grado di essere anche giusto nell’applicazione delle sanzioni oltre ad essere preciso e rapido? Sarà in grado di dialogare con gli utenti? Non dimentichiamoci che il Rdc è destinato per sua natura ad una platea di persone in gravi difficoltà e questo dovrebbe rendere gli uffici dell’Inps ”umani”,  gentili e accoglienti e non avere (per favore toglietele!!!) nei box dell’informazione le “guardie”, i vigilantes, che già intimoriscono prima di porre qualsiasi domanda e che ormai fungono da filtro con i toni degli inquisitori.

Chi conosce  bene l’Inps o, in qualche modo, ci ha avuto a che fare, ha consapevolezza del suo modo di agire spesso confuso e disarticolato. Ha esperienza di quanto sia difficile farsi ascoltare (appuntamenti telematici non prima di 30 giorni!). Sembra che l’Inps sia chiuso in sé stesso, non voglia dialogare con gli utenti. In molti sono costretti a parlare con i call center che spesso non hanno le informazioni giuste e non danno risposte esaurienti.

E se i contatti sono difficili sarà problematica anche un’applicazione severa, ma giusta delle sanzioni.

Nel caso del Rdc sono previste sanzioni penali per chi tenterà di prendere il Rdc  senza averne diritto o falsificando i documenti con la reclusione da 2 a 6 anni e da 1 a 3 anni in caso di dichiarazioni e/o documenti falsi o attestanti cose non vere. Anche omettere con dolo di comunicare una nuova attività lavorativa intrapresa rientra in questo tipo di sanzione.

Ma sono previste anche sanzioni amministrative gestite direttamente dall’Inps. La revoca del Rdc sarà inflitta nel caso in cui si riscontrino inesattezze e non corrispondenze nelle domande presentate o di successive omissioni relative a notizie su nuove occupazioni. Si parla di quelle situazioni classiche nelle quali si sono verificati  errori e ritardi di comunicazione senza che vi sia stato il  dolo (per il quale è previsto il penale). L’Inps potrà inoltre decurtare il beneficio in presenza di comportamenti dei beneficiari in merito alle politiche attive (mancata presentazione ai progetti del Centro per l’impiego, mancata dichiarazione di immediata disponibilità, assenza alle iniziative di formazione ecc.). Come si sa la normativa è piuttosto complicata ed è prevedibile che saranno commessi anche molti errori involontari da parte dei beneficiari.

In conclusione se, da un lato, le sanzioni contro i furbetti appaiono doverose, non vorremmo che  la gestione elefantiaca dell’Inps, la sua rigidità  e la sua impreparazione alla fine si riversi contro gli stessi destinatari del beneficio, non vorremmo cioè che i “poveri” destinatari del Rdc debbano alla fine chiedere un prestito per pagare le sanzioni all’Inps

Alessandro Latini

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