L’Ucraina rivela la debacle della sinistra
Il conflitto in Ucraina temo che abbia segnato la debacle irreversibile della sinistra, in particolare di quella italiana.
A differenza di tante altre volte (per esempio USA / Iraq) sin dal primo giorno si è rifiutata di manifestare e chiedere a gran voce il ritiro delle truppe russe, unica vera condizione di pace. Di fronte ad una palese ingiustizia, ovvero l’aggressione ai danni di un’altra nazione, ha predicato la ricerca e lo studio della complessità, non schierandosi al fianco dell’oppresso, come dovrebbe essere nel suo DNA. In risposta alla violazione di diritti fondamentali, quali il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, sanciti anche nella carta dell’ONU, dal primo momento ha auspicato soluzioni che prevedessero la cessione di territori ucraini alla Russia, nello smaccato ripudio di quei diritti.
La prima grande manifestazione dopo l’invasione si è svolta all’insegna di né con la NATO né con Putin, mentre mancavano, o erano rarissime, le posizioni di chi era al fianco dell’Ucraina chiedendo l’unica cosa da chiedere: Russia go home. E, da allora, in tre anni, non una sola manifestazione è stata indetta a sostegno di questa elementare richiesta, che non compare nemmeno nelle prese di posizione e nei discorsi, tutti improntati alla ricerca di una composizione, che altro non è se non un modo mascherato di dire che la Russia deve ricavare un qualche vantaggio o ricompensa dalla sua aggressione.
Si è quindi trovata, la sinistra, ad essere più dalla parte dell’oppressore, assecondandone le sue pretese su intere parti dell’Ucraina, che dell’oppresso. Ha disconosciuto diritti fondamentali, di fatto ritenendo che, all’occorrenza, possano essere calpestati. Debacle morale e ideale.
In tutto ciò, e non stupisce, parte della sinistra ha assunto posizioni coincidenti con l’estrema destra. Cosa chiedono AfD e Salvini? Lo stop all’invio delle armi in Ucraina, cosicché l’oppressore abbia vita agevolata, il ripristino di buone relazioni con la Russia, il carnefice, il ritorno all’acquisto di gas russo, poco costoso, perché una buona bolletta fa premio su ogni altra considerazione morale e ideale. Il tutto condito da un’evidente ostilità nei confronti dell’Unione Europea, un edificio che si vorrebbe svuotare di ogni potestà normativa lasciandole solo il ruolo di erogatore di fondi. Queste richieste sono le stesse di gran parte della sinistra, in special modo italiana e, solo per inciso, sono anche le richieste di Putin. Possibile che qualcuno, che si consideri di sinistra, non venga colto da un leggerissimo e fantozziano sospetto quando si trova all’unisono con Salvini e Weidel?
Debacle morale, quindi, ma che ha anche ovvie conseguenze politiche, come già si può vedere da un episodio in fondo marginale, come la manifestazione del 15 marzo. In tempi normali la sinistra condividerebbe alcuni valori di fondo, comuni a tutti. Poi sorgerebbero, come è ovvio, divisioni su come, giorno per giorno, dati tempi e circostanze, raggiungere quegli obiettivi o realizzare quegli ideali. Ma quando in discussione sono proprio i principi fondanti, quali il sostegno all’oppresso e la difesa di diritti fondamentali, allora capita ciò che vediamo: una completa cacofonia, con gruppi che sostengono linee diversissime le une dalle altre e che dichiarano di scendere in piazza proprio per contrastare altri che manifestano nella stessa piazza. Una frantumazione in mille schegge, ciascuna convinta di essere l’unica e autentica sinistra, in conflitto innanzitutto con altre schegge.
Ricostituire un’appartenenza dopo questo disastro epocale sarà arduo, e comunque spetterà alle prossime generazioni, visto che le presenti sono state capaci solo di prepararlo.
Jack Daniel (da facebook)
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