Ucraina: la rivoluzione di Maidan (parte1)

Prima parte di un articolo di Andrea Braschayko pubblicato su www.valigiablu.it

Cosa è successo a Maidan nel 2013? Come inizia la guerra in Donbass, l’anno dopo? L’invasione russa del 24 febbraio 2022 è stata “provocata” o è la tappa naturale di un progetto di espansione imperialista da parte del Cremlino?

Da oltre nove anni, la propaganda russa si concentra sugli stessi elementi per discreditare l’Ucraina e giustificare la propria ingerenza e invasione: l’artificialità dei confini statali ucraini, il complotto ordito da UE e NATO contro la Russia usando l’Ucraina come cavallo di Troia per distruggerla, la questione nazista e il golpe di Euromaidan, il genocidio dei russofoni del Donbass provocato dal governo di Kyiv, una presunta mancanza di volontà dell’Ucraina di voler accettare una pace offerta da Mosca. Rilanciare questi punti nella falsa convinzione di ampliare il pluralismo nel dibattito ha prodotto un’aura di credibilità attorno a temi inventati o nel migliore dei casi manipolati.

All’origine di questo approfondimento, suddiviso in due parti, c’è la necessità di una analisi dettagliata, attraverso fonti internazionali e letteratura revisionata, fondamentale per decostruire la propaganda su vari livelli del Cremlino, incessantemente dedita, sin dal 2014, a una colpevolizzazione dell’Ucraina nelle radici profonde del conflitto.

Lungi dal voler negare i numerosi problemi, molti dei quali posti dalla stessa ingerenza russa, della fragile democrazia ucraina dal 2014 al 2022, l’intento è quello di analizzare queste criticità in un’ottica più informata e comparata. Serve più che mai una ricostruzione condivisa di ciò che è avvenuto in Ucraina dal 2013 in poi. Solo passando per un simile lavoro è possibile capire le radici dell’invasione e solo partendo dalle ragioni dell’invasione è possibile guardare alle possibili soluzioni.

Relativizzare le colpe fra Russia e Ucraina non significa, oggi, fare giornalismo oppure storiografia d’inchiesta. Si tratta invece di uno sviamento intellettualmente sleale rispetto a una situazione evidente, in un cui un aggressore criminale invade un paese sovrano, di per sé sommerso da numerosi problemi e sfide al progresso sociale e democratico, come può essere per altri paesi indipendenti – che tuttavia non hanno vicini scomodi lungo i loro confini.

Un ulteriore punto di analisi sarà la circostanza per cui Putin e l’apparato informativo del Cremlino hanno deciso a tavolino, artificialmente, oltre alla propaganda di basso livello (nazismo, genocidio in Donbass, biolaboratori) tutti quei problemi inevitabilmente “gonfiati” da uno stato di guerra quasi decennale: il ruolo dell’estrema destra, la protezione della lingua di uno Stato invasore, l’identità separatista o regionalista del Donbass. Nel confondere cause ed effetti, risultati e aspettative, il Cremlino ha scelto di manipolare il passato, il presente e il futuro.

Tramite i suoi propagandisti, e i più o meno indiretti emissari occidentali, il Cremlino ha tentato di sabotare la corretta comprensione delle cause del conflitto. In questa confusione, la Russia ha diffuso narrazioni a più livelli (geopolitico, bellico, etnico, linguistico, storico, per citare quelli più ricorrenti) nelle quali la verità sulla guerra in Ucraina sembra diventare via via inarrivabile, riuscendo persino a confondere le acque su dati di fatto, come la presenza di un aggressore e un aggredito, nell’alveo di un relativismo estremo.

In un panorama informativo in cui la manipolazione e distorsione delle sempre più frenetiche e decontestualizzate notizie intorno alla guerra hanno creato, da una parte, assuefazione, e dall’altra la continua messa in discussione del diritto inalienabile di un paese a resistere contro un’invasione imperialista, ripercorrere le tappe chiave attraverso un approccio cronologico e analitico risponde all’esigenza di individuare dei punti fermi in quella crisi, ormai decennale, che ha sconvolto definitivamente gli equilibri dell’Europa, come pure del modo di raccontare una guerra.

L’incessante fluire di verità parziali o distorsioni sull’Ucraina, impedisce al dibattito pubblico di passare oltre e analizzare i temi più stringenti del conflitto russo-ucraino: il futuro dei blocchi geopolitici, la possibilità di processare i crimini di guerra commessi da una grande potenza, l’impatto umanitario e psicologico sulla popolazione, la questione ambientale posta dalle manovre belliche, le prospettive di risoluzione di una spaccatura drammatica per l’intero spazio post-sovietico.

Di cosa parliamo in questo articolo:

  • Le origini di Maidan
  • Chi è Viktor Janukovyč, l’ex presidente ucraino fuggito dopo Maidan?
  • Chi, e per cosa, protesta a Maidan nell’inverno tra il 2013 e il 2014?
  • Cosa determina la guerriglia di Maidan nel febbraio 2014?
  • Il governo di transizione post-Maidan e l’inizio della “primavera russa”
  • Le proteste di AntiMaidan e le accuse di colpo di Stato filo-occidentale
  • La strage di Odessa del 2 maggio 2014
  • Dall’AntiMaidan al separatismo filorusso: l’opinione degli ucraini
  • Le origini di Maidan

(continua)

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