Un governo per l’ euro? Sì
Le borse rimbalzano, la Fed sembra voler rinviare un rialzo dei tassi, la Bce vuole proseguire nella creazione di moneta. E vissero felici e contenti? No, perché domani potrebbe tornare la paura del crollo. I problemi sono sempre gli stessi e ormai abbiamo imparato, anche solo ascoltando i tg, ad elencarli: crisi cinese, crollo del petrolio, ritiro dei fondi sovrani dalle borse, debolezza dell’Eurozona dotata di una moneta comune, ma senza un indirizzo politico, fragilità strutturale dell’Italia.
Al Governo è riuscita (ma forse non definitivamente) la manovra di ottenere flessibilità di bilancio dalla Commissione UE. Flessibilità, però, significa deficit e debito, non concetti astratti o soldi regalati. Il punto allora è come vengono spesi questi soldi faticosamente ottenuti e che graveranno sui conti degli anni futuri. Purtroppo tra diminuzione di imposte e 500 euro regalati ai diciottenni non sembra che emerga un indirizzo molto chiaro. Tutti capiscono che se i soldi sono pochi e tocca indebitarsi per averne è assurdo sprecarli in piccoli interventi che non costruiscono nulla per il dopo. Tutti tranne chi nei partiti di maggioranza ha l’esigenza di far quadrare i conti politici del consenso. Ovvio che tra una decina di treni per pendolari e un assegno ai diciottenni ha più visibilità quest’ultimo. E dunque al diavolo i treni.
Ma le cose in Italia non sono mai semplici. Dire investimenti significa dire spesa pubblica, incentivi, opere pubbliche. Significa cioè entrare in un terreno minato e in una palude nella quale possono saltare in aria o affondare le migliori speranze. La storia patria è piena di denari sprecati all’insegna delle più altisonanti intenzioni. Vogliamo parlare della spesa pubblica nel Mezzogiorno? O di quella sulla gestione dei rifiuti? O dell’Alta Velocità? Scegliete pure. Da qualunque parte si guardi si viene inseguiti dai fantasmi di mille episodi di malaffare e da quel particolare intreccio di poteri e di interessi corporativi capaci di smontare e digerire politiche, finanziamenti, scadenze, obiettivi.
Gli unici momenti nei quali si è riusciti a raccogliere le forze e battere i mostri del malaffare, della corruzione, dei corporativismi sono stati quelli nei quali una parte delle classi dirigenti nostrane sono state così furbe da legare le sorti del Paese a vincoli esterni che hanno imposto risanamenti e sforzi incredibili per raddrizzare la barca che navigava sempre più pericolante. L’Europa e l’euro, di fatto, questo sono stati ed è meglio non immaginare cosa sarebbe accaduto alla fragile italietta colta da sola dalla tempesta della crisi mondiale. Probabilmente sarebbe affondata e noi pure.
Dunque viva l’Europa e viva l’euro perché se non ci fossero non avremmo la protezione della Bce e non pagheremmo certo interessi negativi sul nostro debito pubblico (incredibile, noi che siamo arrivati a pagare quasi il 20% ai tempi della lira!) che dobbiamo continuamente rinnovare per campare. Ricordiamoci sempre che se dobbiamo pagare gli interessi sul debito non possiamo spendere in altro modo. Ah, sì, certo, qualche buontempone diceva un tempo che il debito si può anche non pagare. E come, no? La finanza mondiale è pronta a farsi fregare da noi e le famiglie compratrici di titoli di Stato pure. Se lo facessimo saremmo spellati a vita.
Viva l’Europa e viva l’euro, ma come farli vivere meglio? Questo è il tema. Addirittura tre governatori di banche centrali (Bce, Germania e Francia) dicono che ci vorrebbe un ministro del tesoro o del bilancio dell’eurozona. Lo dicono loro che non dovrebbero avere obiettivi politici e non riescono a dirlo i governi nazionali quando ormai lo sanno tutti che una moneta senza una guida politica rischia di fare del male a qualcuno. A noi che siamo tra i più deboli in particolare. Dunque che aspettiamo ad abbracciare la proposta dei governatori? Anzi, a rilanciarla proponendo non un ministro bensì proprio un governo dell’eurozona. Che altro potrebbero fare i paesi europei che si sono dati una moneta unica a questo punto? Manca un governo per l’euro. Sono passati 14 anni ed è ora di passare all’azione.
Ma soprattutto, diciamolo, che altro potremmo fare noi Italia? A noi i vincoli esterni ci fanno un gran bene perché sono l’unico modo per sbloccare situazioni incancrenite nelle quali i veti contrapposti e gli interessi in gioco tenderebbero a mantenere lo status quo: quieta non movere et mota quietare sembra essere il motto nazionale. Come sfondo un bellissimo e struggente tramonto sulle rovine di quello che fu
Claudio Lombardi
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