Una SpA che gestisce un quartiere di Roma?
Sì è proprio così e la SpA (90% del Ministero dell’economia e 10% del Comune di Roma) ha pure uno slogan “Una città nella città”. Può sembrare strano solo a chi non conosce la fantasia italica nell’inventare sempre nuove complicazioni molto redditizie per alcuni e assolutamente dannose per l’interesse pubblico.
Nel 1936 viene istituito l’Ente Autonomo Esposizione Universale di Roma in occasione dell’ Esposizione Universale che si sarebbe dovuta tenere a Roma nel 1942. Nel 1944 viene commissariato e rimane ente fino al 2000 quando viene trasformato in S.p.A.. E per che cosa? Per gestire un patrimonio immobiliare pensato per un’esposizione universale che non si è fatta causa guerra mondiale.
Possibile che nessuno abbia pensato in tutti questi anni che quel patrimonio immobiliare poteva essere acquisito dal comune di Roma e stop con enti e società varie? Possibile; nessuno dei tanti sindaci che si sono succeduti fino ad oggi ci ha pensato. Ma guarda un po’… Viene quasi il dubbio che sia servita per distribuire ad amici e sostenitori un pò di favori, di cariche, di posti di lavoro, di commesse, di soldi. Pubblici (sai com’è da ente pubblico a SpA pubblica sempre soldi pubblici sono).
Intanto la società Eur SpA è in crisi soprattutto per le spese necessarie per completare “La nuvola” (il nuovo centro congressi progettato da Fuksas), ma anche per una gestione non oculata del suo patrimonio immobiliare. Si parla della vendita di alcuni palazzi visto che il governo non intende concedere finanziamenti. Più che giusto dire no e no a pensarci bene: una società che già non aveva motivo di esistere e, quindi, inutile, va in crisi e, invece, di cancellarla per sempre, la si deve rifinanziare o si vende un patrimonio che è pubblico, così può continuare allegramente a spendere soldi di tutti noi. E, se invece, si dicesse semplicemente: l’Eur torni alla città?
Per fortuna che una petizione lanciata da organizzazioni dei cittadini (Carteinregola) e da personaggi della cultura (https://www.change.org) in questi giorni si incarica di dire quello che ogni persona ragionevole dovrebbe dire: L’EUR DEVE TORNARE CITTA’ PUBBLICA.
Nella petizione si osserva, ironicamente, che la Eur SpA “avrebbe potuto accontentarsi dei dividendi del ricchissimo patrimonio immobiliare e invece si è spinta in una serie di imprese fallimentari, i cui segni sono sparpagliati tra le geometrie monumentali del regime fascista e del miracolo economico. Torri sventrate, opere incompiute, voragini post esplosione, baracconi abbandonati, antri scavati sotto il laghetto”. Insomma una SpA inutile e pure nelle mani di incapaci. Il tutto all’ombra anche della voglia di grandeur di alcuni sindaci innamorati della loro immagine.
Nella petizione semplicemente si chiede che “prima di avviare qualunque iniziativa – piano, vendite e salvataggio – si proceda a una profonda riforma, restituendo l’EUR al governo comunale, pari a tutti gli altri quartieri di Roma, senza l’ingombro di una spa inutile e dannosa. E sia il Comune a predisporre un piano per il rilancio economico e culturale dell’EUR, garantendone la sostenibilità, all’insegna della trasparenza e della partecipazione dei cittadini”.
Semplice no? Ci sarà qualche politico capace di comprendere questo messaggio? Ma sì che c’è, bisogna vedere se gli converrà comprenderlo e raccoglierlo o se saranno più forti i vantaggi di una SpA che assume e spende in libertà. A spese nostre ovviamente.
Claudio Lombardi
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