Abolire le regioni?
A distanza di tanti anni dalla loro introduzione ormai è evidente che le autonomie regionali, a cominciare dalle regioni a statuto speciale, hanno fatto molti più danni di quanti problemi abbiano risolto.
Sono state innanzitutto una gigantesca macchina mangiasoldi che ha allevato i peggiori rappresentanti politici che i cittadini potessero avere. La frottola del federalismo del tutto inventato e sostenuto con cieca e tronfia retorica da tutte le parti politiche non ha nessuna giustificazione se non quella di pretendere mano libera sui bilanci regionali. I casi emblematici delle ruberie nel Lazio (e nelle altre regioni messe sotto inchiesta dalla magistratura) e il saccheggio sistematico dei soldi pubblici in Sicilia non sono bilanciati dai casi eccellenti delle regioni che hanno dimostrato di saper funzionare. Persino nel caso del Trentino Alto Adige che con tutta la sua esibita efficienza non potrà mai giustificare le retribuzioni stratosferiche dei consiglieri ed assessori provinciali e la manna dei benefici per le minoranze linguistiche compensate a peso d’oro.
I numeri parlano chiaro e raccontano di una spesa per stipendi cresciuta a dismisura ed altrettanto per l’acquisto di beni e servizi. Mettiamoci anche le società regionali spesso spudorati doppioni di settori delle stesse amministrazioni regionali infarcite di dirigenti ed evidentemente incapaci di svolgere il loro lavoro e abbiamo un bel quadretto di enti di cui non si capisce nemmeno bene, se si esce dalla retorica, che funzione abbiano. La prima linea del confronto con i cittadini è già occupata dai comuni, persino le province hanno avuto una funzione chiara, ma le regioni appaiono distanti ed astratte votate ad un autonomismo non sentito e pretestuoso. Aboliamole e troviamo forme meno sprecone per esercitare l’autonomia
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