Alluvioni, frane, esondazioni. La catastrofe della passività

Di fronte alle catastrofi naturali si resta attoniti, come se non ci fosse nulla da fare. Negli ultimi anni, però, si sono moltiplicati gli allarmi che imputano al cambiamento climatico gli eventi estremi che ci colpiscono. Se le foreste bruciano è il riscaldamento globale. Se piove poco e manca l’acqua è il cambiamento climatico. Se piove troppo sempre quella è la causa. Hai voglia a dire che un albero non brucia da solo, ma perché ci sono i delinquenti che appiccano il fuoco; che la siccità si può prevenire accumulando l’acqua quando c’è; che se piove troppo l’acqua in eccesso deve essere raccolta e non andare tutta in mare; che fiumi e torrenti si possono modificare (come si è sempre fatto nel passato); che i terreni franosi e gli argini si possono consolidare.

Sono interventi abbastanza semplici, sicuramente ben più realizzabili e immediati che fermare il cambiamento climatico. Lo sono quando si capisce che gli umani devono agire per adattarsi all’ambiente nel quale vivono e non viceversa. Richiedono misure concrete di sorveglianza e repressione, di costruzione di opere idrauliche, di consolidamento dei terreni franosi e degli argini. Nulla di esoterico per chi sa e vuole gestire e non solo imprecare. E infatti nel 2014 fu creata “Italia sicura” che fu smantellata nel 2018 dal M5s e dalla Lega. Perchè? Non ci mancano i soldi. Ci manca, drammaticamente, la capacità di usarli

17 maggio 2023

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