Il congresso del PD e l’Italia

Dispiace dirlo, ma se non si trattasse del partito di maggioranza relativa dal quale dipendono il Governo e la maggioranza parlamentare sarebbe veramente difficile prendere sul serio le vicende del PD. Il quadro è assai movimentato e ricorda tanto il mitico “facite ammuina” solo che qui non c’è alcun ordine da rispettare. lotta nel PdSul congresso del PD in effetti si registrano giravolte degne degli intrighi di una corte più che del dibattito di un grande partito. Chi diceva “facciamolo subito” adesso dice “deve partire a giugno” oppure pone l’approvazione di una legge elettorale come condizione “ovvia” e imprescindibile per poterlo svolgere. Poco ci manca che si colleghi il congresso alla fine della vendemmia…. Non c’è più chiarezza e razionalità; manca la logica politica; manca un senso condivisibile. La lotta politica nel PD sempre più appare fine a sé stessa con i dirigenti della minoranza che lottano per far fuori la maggioranza cioè Renzi attraverso una guerra di logoramento più che in un’aperta battaglia campale.

Ora la materia del contendere è la data del congresso, ma è un puro pretesto. Si accusa Renzi di aver trasformato il PD in un partito personale, ma si dimentica che Renzi ha vinto in libere votazioni non di gruppi dirigenti, bensì di popolo (dopo averle perse una prima volta). Si dimentica anche che le decisioni di linea politica sono state assunte con periodiche riunioni degli organismi dirigenti visibili a chiunque volesse seguirle su internet.  Una pratica mai messa in atto nella precedente breve vita del PD. spartizione potereLe accuse di gestione personale rivolte a Renzi potrebbero essere rovesciate sui suoi oppositori perché nell’epoca degli accordi tra signori delle correnti e delle tessere nulla era trasparente e qualcuno può avere il sospetto che si voglia levare di mezzo l’ostacolo per riappropriarsi del controllo del partito e tornare a quei metodi. Che non erano propriamente una questione di stile, ma avevano come conseguenza una robusta spartizione del potere a tutti i livelli.

Nella fase finale di una legislatura tormentata e di vicende che hanno profondamente toccato il partito democratico la scelta più ovvia sarebbe quella di svolgere subito un congresso per decidere la linea politica da presentare agli italiani. Si può dire semmai che questa scelta doveva essere fatta prima e che ci si arriva con un po’ di ritardo. La dura contrapposizione a questa decisione è perciò incomprensibile e si può spiegare soltanto con una profonda ostilità nei confronti di Renzi e con la volontà di farlo arrivare al congresso con un progressivo logoramento.

governo GentiloniIl fatto è che questi non sono tempi di giochetti e manovrette di bassa lega. L’Italia ha sì un governo, ma espresso da una maggioranza parlamentare sempre più disunita e con il partito più forte profondamente dilaniato. Con tutta la buona volontà Gentiloni non può fare miracoli e non può avere né l’autorevolezza né la forza per compiere le scelte importanti che la situazione richiede. Il quadro è così chiaro che non c’è nemmeno bisogno di citare la svolta negli Usa con Trump, la situazione europea, la fragilità italiana. Far finta che non ci sia nessuna fretta e che il governo attuale possa essere la scelta migliore per guidare l’Italia fino alla scadenza della legislatura significa, appunto, fingere. Evidentemente sperando di avere fortuna o di convincere l’opinione pubblica che tutti i nostri guai derivino dai limiti al deficit che ci impone l’Europa. Sarebbe, invece, molto meglio riconoscere la verità e partire da lì per decidere quale percorso seguire.

È un fatto che tutte le economie dell’Unione europea cresceranno nel 2016, 2017 e 2018 con un’inflazione in aumento anche al netto del prezzo del petrolio. Segno più anche gli investimenti e per l’occupazione. Questo però con un andamento diverso da Paese a Paese. L’Italia è fra gli ultimi.

crescita economicaNel prossimo futuro le cose potranno migliorare perché sembra che a livello globale vi sia una ripresa in corso, ma con elementi di incertezza piuttosto rischiosi: dagli effetti delle politiche di Trump per ora solo annunciate, a quelli della Brexit ancora da compiersi, fino alle conseguenze delle elezioni in Francia e Germania.

Come si presenta l’Italia a questi appuntamenti? Con un rapporto debito-Pil che resta sopra il 133% e con un Pil dato in crescita dell’1%. E questo si registra in un periodo di espansione. Che accadrebbe se si verificasse un rallentamento o una recessione?

Insomma dopo tre anni di deficit in crescita e con il QE della BCE che ha stroncato il costo del debito pubblico le cose stanno così e noi ci dobbiamo preoccupare della data del congresso del PD? Molto ci sarebbe da dire sulle politiche del governo Renzi che si prestano a tante considerazioni critiche. Appunto per questo i dirigenti del PD dovrebbero volere tutti il congresso ma facendolo partire immediatamente. Perché dal congresso potrà venire un nuovo slancio e soprattutto un aiuto a prendere in considerazione la verità delle cose e a smetterla con due vizi che appartengono alla nostra identità nazionale: l’autoinganno e il vittimismo.

Claudio Lombardi

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