La posta in gioco in Ucraina è l’Europa
Perché è importante che la Russia non vinca la guerra sottomettendo intere aree dell’Ucraina? Per il fatto che sarebbe solo un primo passo, al quale ne seguirebbero altri, che ci potrebbero coinvolgere in prima persona.
Naturalmente non sto parlando dell’ipotesi che la Russia arrivi in Portogallo, che è assurda solo a pensarla, ma la carta geografica suggerisce quale potrebbe essere il secondo round, qualora la campagna in Ucraina dovesse risultare vincente per la Russia.
Lassù nel Baltico, infatti, la città di Kaliningrad, che è territorio russo, è isolata via terra. Lo è sempre stata, dalla fine dell’Unione Sovietica, ma fino a qualche tempo fa le frontiere erano relativamente aperte e trovare macchine russe nei Paesi Baltici era frequentissimo. Ora non più (https://tinyurl.com/5n9446bh ). Kaliningrad, quindi, è legata al resto della Russia solo via nave, con rotte che devono navigare per quel Baltico che, con l’ingresso di Finlandia e Svezia, è ora diventato un lago NATO.
Poi c’è la Bielorussia, colpita da sanzioni come la Russia, che ha l’atavico problema dello sbocco al mare. Problema inesistente un tempo, ma che ora comincia ad essere pressante. I porti naturali sono Kaliningrad, ovviamente, e i Baltici in genere, ma l’isolamento politico fa sì che ora Minsk debba spingersi centinaia di Km a nord, a San Pietroburgo.
A dividere Kaliningrad dalla Bielorussia c’è una sottile striscia di terra, il corridoio di Suwałki, lungo 65 Km (freccetta rossa nell’immagine qui sotto). Questo corridoio, però, è anche l’unico passaggio via terra tra le tre Repubbliche Baltiche e la Polonia (nonché il resto dell’Europa di cui fanno parte); al suo centro scorre la E67, la via Baltica che, connettendo Praga a Helsinki, è il cordone ombelicale su cui passa tutto il traffico, merci e persone, tra i Baltici e il resto d’Europa.
I Paesi Baltici, infine, sin dai tempi dell’URSS, ospitano una nutrita popolazione russofona, e la popolazione dei tre Paesi, Lettonia, Lituania ed Estonia, non è numerosa, circa 6 milioni in totale.
Tutto ciò premesso, spingiamoci nella fantapolitica horror. L’Ucraina viene lasciata a sé stessa dagli europei e dagli USA; priva di munizioni, è costretta sulla difensiva a oltranza e la Russia può quindi consolidare le sue posizioni nei territori già conquistati per poter, in futuro, eventualmente spingersi oltre. Alla Casa Bianca viene eletto Trump, uno che ha sempre detto che la NATO è un ferrovecchio e che alla sicurezza europea devono pensarci gli europei, visto che i soldi ce li hanno. La Russia ne approfitta, e forza il corridoio di Suwałki, unendo Kaliningrad alla Bielorussia. Contemporaneamente scoppiano qua e là rivolte di russofoni nei Paesi Baltici, e Mosca si dice assai preoccupata del destino dei fratelli russi.
A quel punto dovrebbe scattare l’art. 5 del trattato NATO, quello per cui tutti i membri intervengono in soccorso di uno Stato aderente attaccato. Ma, con Trump, gli USA potrebbero pilatescamente lavarsene le mani, e la questione allora rimbalzerebbe su di noi. La Russia, avendo visto che gli europei non sono intervenuti in difesa dell’Ucraina, nemmeno fornendo loro sufficiente assistenza esterna con armi, sarebbe ragionevolmente certa che dai Paesi europei, se non sono arrivate armi in Ucraina, assai probabilmente non arriverebbero soldati in Lituania. Non solo. Dato che in molti Paesi europei è forte quella parte di opinione pubblica che ritiene la NATO poco meno (se non parecchio di più) di un’associazione a delinquere, è assai probabile che questa opinione pubblica alzi la sua voce sostenendo che non vale la pena morire per Vilnius e che, anzi, forse è il caso di uscire dalla NATO che ci trascinerebbe in guerra. Rimarrebbe da capire cosa farebbe la Polonia ma, ogni suo tentativo di reazione, c’è da giurarci, verrebbe stigmatizzato da quella solita parte di opinione pubblica che l’accuserebbe di voler trascinare il mondo alla III guerra mondiale. La solita parte di opinione pubblica, poi, della volontà di lituani, lettoni ed estoni ovviamente se ne strafregherebbe, come già se ne strafrega di quella degli ucraini.
L’Europa a quel punto diventerebbe una caricatura di sé medesima. Perderebbe tre stati membri, si dividerebbe al suo interno tra isolazionisti più o meno filorussi (tipo Salvini o Orban) e europeisti come Macron. In generale, avendo dimostrato di non saper reagire ad una seria minaccia, si sgretolerebbe nella sostanza. E sarebbe il vero trionfo di Putin: un’Europa divide et impera è il suo sogno da sempre.
Fantapolitica horror? Per evitare tutto ciò è necessario che la Russia non vinca in Ucraina. Ne va del destino dell’Europa e, quindi, anche del nostro. Chi pensa che un’Italietta sovrana possa sopravvivere decentemente in un mondo globalizzato è decisamente molto ingenuo. In Ucraina, insomma, si decide buona parte del nostro futuro e, soprattutto, di quello delle future generazioni italiane ed europee.
Jack Daniel (da facebook) 21 marzo 2024
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