La sentenza per il massacro della Diaz e la responsabilità dei cittadini

Dopo undici anni la Corte di Cassazione pronuncia una sentenza definitiva di condanna nei confronti di 25 tra agenti, funzionari e dirigenti responsabili dei gravi reati commessi dalla polizia a Genova con il massacro contro persone inermi all’interno della scuola Diaz.

La verità giudiziaria su ciò che accadde la notte del 21 luglio del 2001 è chiara. Dirigenti e operatori della Polizia di Stato tradirono la Costituzione e le leggi con la forza della loro divisa massacrando 93 persone che non avevano commesso alcun reato.

Dopo quella che fu definita “macelleria messicana” persino da un dirigente della polizia si dedicarono a costruire prove false per dimostrare un’aggressione inesistente nei loro confronti da parte delle persone che dormivano all’interno della scuola.

La sentenza della Cassazione riguarda un numero ristretto di persone, ma tutti capiscono che molte altre sono chiamate in causa a cominciare dai ministri degli interni che si sono succeduti da allora in quella carica e che non hanno mosso un dito per cercare la verità coprendo, di fatto, i responsabili di un attentato all’ordine costituzionale che Amnesty International definì “la più grande sospensione di diritti democratici in un Paese occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale” e finendo all’ultimo poliziotto che ritenne giusto scatenarsi in una furia vigliacca e bestiale contro persone indifese.

Ciò che è sconvolgente per i cittadini è la prova che l’esercizio del potere può essere assolutamente arbitrario e violento e che le regole più elementari di razionalità e di umanità possono non contare nulla così come le leggi più sacre messe a tutela della legalità e della persona umana.

In un’epoca nella quale i segni di un uso abnorme del potere sono una moltitudine e nella quale si chiede alle persone comuni di pagare i costi di una crisi economica e di bilancio di cui non portano la responsabilità, è fondamentale che si cambi strada.

Occorre costruire gli strumenti per garantire trasparenza e visibilità alle decisioni delle istituzioni. Occorre selezionare le persone più oneste e affidabili alle quali affidare incarichi istituzionali. Occorre severità nel valutare chi lavora negli apparati dello Stato. E occorre che i cittadini imparino a scegliere e a sentirsi responsabili per le proprie scelte, perché la democrazia è, innanzitutto, potere di scegliere.

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