PNRR: un fallimento che si poteva immaginare

C’è poco da fare, sul PNRR si prospetta un mezzo fallimento. La Commissione europea fa sapere che se l’Italia non ce la facesse a rispettare gli impegni presi le conseguenze sarebbero drammatiche perché significherebbe che la strada del debito comune europeo a favore dei paesi con i maggiori squilibri di finanza pubblica si chiuderebbe, forse, per sempre. Che poi il PNRR si riveli anche scritto male con obiettivi incongrui (per esempio ricostruire lo stadio di Firenze) o troppo generici si poteva anche scoprire prima visto che è stato definito da due governi (Conte 2 e Draghi) e approvato a Bruxelles nel 2021.

La Corte dei Conti ha presentato tre giorni fa un rapporto sull’attuazione del PNRR che mette con le spalle al muro non questo governo bensì il sistema Italia. Chissà perché ci eravamo illusi che non si ripetesse con il PNRR ciò che accade da decenni con i fondi europei e con quelli nazionali destinati agli investimenti: non si spende o si spende male e non si raggiungono gli obiettivi scritti sulla carta. Si dice sempre che è colpa della burocrazia. Ovvio, se c’è una politica incapace di dirigerla perché debole, assente, collusa, impreparata nonché bisognosa dei loro favori, i burocrati fanno il gioco che a loro più conviene. Abbiamo una montagna di norme e una cultura di governo e civile terribilmente deficitarie che celebrano di preferenza gli interessi particolari. Cosa potevamo aspettarci?

30 marzo 2023

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