Trump ha parlato, l’Europa no
Nel discorso di insediamento di Trump un concetto risalta con estrema chiarezza: gli Stati Uniti penseranno agli affari loro e, usando il potere che deriva dall’essere una superpotenza globale, cambieranno punti di riferimento e scelte politiche che finora apparivano indiscutibili. Di fronte ad una svolta così decisa è inutile inveire. Bisogna prendere atto della realtà e decidere cosa si vuole essere nel mondo.
La questione cruciale è l’Unione europea. Al centro di uno scontro che passa per l’Ucraina la ricca Europa oggi è una preda che Putin spera di catturare per far diventare la Russia l’asse del continente eurasiatico. È ragionevole pensare che gli Usa non lo permetteranno, ma ci sono altre domande da porsi. Gli stati e i politici europei amici di Mosca cosa faranno? Probabilmente boicotteranno ogni tentativo di fare dell’Unione un soggetto politico internazionale. Il punto è sempre lo stesso da almeno vent’anni: l’Europa vuole diventare una potenza o restare un mercato comune? Se non si scioglie questo nodo andando avanti si può solo tornare indietro. Ci vorrebbe un nucleo di stati decisi ad andare avanti e capaci di avviare la riforma dell’Unione anche a costo di rompere qualcosa. Ci vuole coraggio, ma bisogna che l’Europa esca dallo stallo
20 gennaio 2025
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