Un governo c’è e deve lavorare (di Claudio Lombardi)
Ormai la storia è nota: per sfuggire alla paralisi politica e istituzionale si è formato un governo composto da forze politiche che stanno su fronti opposti. Anche se si fosse trattato di un governo tecnico o del Presidente i voti dovevano comunque arrivare da Pd, Pdl e Scelta Civica. Il M5S si è tirato fuori da qualunque soluzione che non fosse l’assurda proroga del governo Monti o la ridicola proposta di un governo targato Grillo sostenuto non si sa da chi. L’alternativa era tornare a votare senza alcuna garanzia che i risultati sarebbero stati diversi, ma con la certezza di uno sbandamento lungo fino alla fine dell’estate. Uno sbandamento che avremmo pagato noi ovviamente.
L’alleanza fra centro destra e centro sinistra non è scandalosa di per sé; in Germania si è fatta diverse volte e con risultati importanti. Formare un governo e far lavorare le istituzioni e gli apparati dello stato è un dovere non un’opzione a disposizione delle convenienze degli eletti. Quindi che adesso ci sia un governo è un fatto positivo e l’unico problema che si dovrebbe porre è come farlo lavorare per ottenere i risultati più utili agli italiani in attesa di tempi migliori per alleanze più coerenti.
Dunque un governo c’è e deve produrre dei risultati. Per quanto tempo? Non si misura in mesi il tempo di questo governo, ma in obiettivi da raggiungere. Cassa integrazione, trattativa in Europa per l’allentamento dei vincoli di bilancio, provvedimenti contro la disoccupazione e la povertà, debiti da pagare alle imprese, riduzione del cuneo fiscale sul lavoro cioè diminuzione del costo senza incidere sulle buste paga. E poi legge elettorale, riduzione dei costi della politica e riduzione della pressione fiscale tra cui anche quella sulla casa. Il punto centrale non è l’abolizione dell’IMU che non serve a nulla se non a mettere in tasca a tutti i proprietari di case e solo a loro una manciata di euro. Il problema è la pressione fiscale e i servizi che vengono forniti e le politiche pubbliche che vengono fatte. Se elimino l’IMU non faccio nulla contro la disoccupazione. Se taglio il costo del lavoro aiuto chi vuole assumere a farlo. Cosa conta di più?
Il fatto è che sul governo pesa la strategia del Pdl di farsi forte della crisi del centro sinistra, dello stato confusionale in cui è precipitato il Pd e dell’incapacità del M5S di andare otre la protesta per riconquistare la maggioranza alle prossime elezioni.
I processi di Berlusconi e le prime condanne rendono tutto più complicato perché mettono a nudo che ad allearsi sono due “incompiute” di centro destra e di centro sinistra. La prima coincide ancora con un partito personale completamente dipendente dal suo capo; la seconda corrisponde ad un partito nato da poco e che già si deve rifondare perché è soffocato dalla stretta di fazioni avverse disposte anche a distruggere il partito pur di sbarrarsi la strada l’una con l’altra.
L’anomalia italiana ha molte facce, ma sicuramente chi tiene in ostaggio l’Italia da molti anni è quel groviglio di poteri che si riconoscono in Berlusconi e che gli consentono ogni trasgressione come se si trattasse di un sovrano.
Ma Berlusconi vive anche dell’incapacità dei suoi avversari di dare risposte credibili che convincano più di quelle finte che lui sta propinando agli italiani da quasi venti anni. Berlusconi è forte se chi gli si oppone non è capace di presentare un progetto politico forte. Ci stupiamo ancora dei suoi attacchi alla Magistratura che rimarrebbero grida nel deserto se qualcun altro fosse riuscito a prendere la guida dell’Italia e portarla fuori dalla crisi.
Così non è stato ed è arrivato il momento di concentrarsi su questo.
Lo sbandamento e la confusione che c’è nel campo della sinistra e del centro sinistra e che dura da molti anni è il problema. La soluzione non è proclamare la necessità di più sinistra come se fosse una pozione miracolosa, ma partire dalle proposte concrete e da un progetto politico credibile che rendano evidente a tutti la maggiore chiarezza di idee e la loro validità di chi si ispira agli ideali di sinistra. Dimostrare con i fatti che si è migliori nel governo della collettività, questa è la sfida che può emarginare un centro destra incapace di andare oltre Berlusconi.
Per farlo occorre certo rifondare il Pd, ma dimostrando di conoscere i limiti che hanno avuto finora le culture di centro sinistra e di sinistra. I diritti e i doveri, i poteri e le responsabilità, l’uguaglianza delle opportunità e la concretezza di una ridistribuzione di ricchezza che deve avere come sua premessa la produzione della ricchezza stessa. Per essere sinistra non basta sventolare le bandiere rosse e poi lasciare ad apparati politici e sindacali il monopolio della rappresentanza. Questa è una strada già percorsa e assolutamente inadatta ai tempi di oggi.
Se la rifondazione del Pd saprà andare oltre farà un gran bene anche a tutta l’area della protesta antagonista e di stampo populista perché metterà tutti di fronte ad un progetto politico forte adeguato ai bisogni di questa Italia.
Claudio Lombardi
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