Alla Regione Lazio va in scena la “Notte del Piano Casa”

speculazione ediliziaL’aspetto più paradossale è che sia un  manipolo di cittadini e comitati  ad agitarsi tanto per  difendere  le  prerogative istituzionali di Comune e Municipi nel governo del territorio, mentre gli organi deputati tacciono, avallando  di fatto una legge che sottrae loro ogni possibilità di mettere voce su trasformazioni urbane nel loro territorio.

Strano, ma vero: il centrosinistra di Zingaretti fa suo un bel pezzo di una legge inventata da uno dei peggiori governi di centrodestra che ci siano stati nelle regioni, quello di Renata Polverini (sì proprio il governo passato alla storia anche per i fondi ai gruppi regionali finiti direttamente nelle tasche di tanti consiglieri). Il pezzo a cui tiene tanto Zingaretti – ovviamente in nome del “rilancio dell’edilizia” e della “rigenerazione urbana” (con accompagnamento di un po’ di housing sociale) – in realtà consegna alla deregulation dell’iniziativa privata trasformazioni in grado di cambiare la faccia al territorio.

Già di questo si tratta: se a decidere di cambiare la faccia del territorio debbano essere comuni e municipi o i costruttori. Era lecito aspettarsi anche dal centrosinistra di Zingaretti, che, facesse ciò che hanno fatto altre  regioni a guida centrosinistra varando delle  leggi fondate sulle regole anziché sulle deroghe, restituendo le prerogative  decisionali all’amministrazione  pubblica  e  allargando alla città il confronto sulle trasformazioni urbane. 

piano casa LazioEra lecito anche aspettarsi che si facessero sentire i consiglieri comunali, gli assessori e il sindaco di Roma che, se passa il Piano Casa del Lazio, non potranno deliberare su nessun intervento edilizio, neanche se cambia faccia a un quartiere. Lo stesso dicasi dei Presidenti e  dei consiglieri dei Municipi, che non saranno interpellati, nè potranno richiedere alcuna modifica perchè questa legge non prevede che i Municipi  diano un proprio parere.

Bisogna sapere che qui non si tratta solo di consumo di suolo o di aumenti di cubature: permettere cambi di destinazione “in automatico” per  trasformare edifici non residenziali  in “case”,  ma anche in centri commerciali, alberghi e quant’altro, senza poter  chiedere delle limitazioni o delle modifiche, vuol dire lasciare gli abitanti dei quartieri alla mercé delle leggi del profitto e cancellare diritti e qualità della vita delle persone.

deregulation ediliziaFa rabbia che dopo tanti anni e tanti disastri ancora la politica nel Lazio insista sulla libertà assoluta per l’edilizia di invadere il territorio costruendo dove e come gli pare senza preoccuparsi dei servizi, della mobilità delle strade. Roma, che del Lazio è tanta parte, sperimenta ogni giorno l’assurdità e la cecità di un modello di sviluppo che continua a puntare sull’edilizia che dissemina di palazzi le periferie, palazzi, che, ormai, non servono più e restano in buona parte invenduti.

No, così non si rilancia nulla, ma si certifica il desolante quadro di una politica incapace di progettare il futuro e ridotta a camera di risonanza della vecchia cultura dei palazzinari cresciuti a raggiri e abusi.

Se si vuole “cambiare verso” i cittadini sono pronti. Evidentemente il centrosinistra del Lazio no

Claudio Lombardi

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