I progetti per l’energia nel PNRR

Alessandro Penati, nel suo articolo pubblicato sul quotidiano Domani lo scorso 23 gennaio, solleva perplessità e preoccupazione sul contenuto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, almeno per quanto concerne le parti su energia e clima. “Preoccupa che il governo voglia assegnare le risorse per l’ambiente del Next Generation Eu privilegiando le imprese di cui è azionista (come Eni, Enel, Terna, Ilva e Snam), anche per progetti che potrebbero essere benissimo finanziati sul mercato; oltre ad essere un indebito aiuto con i soldi del contribuente, spiazzerebbe altre iniziative meritorie.”

Penati solleva un punto di estremo rilievo. Infatti, almeno il 37% dei circa 200 miliardi di euro messi a disposizione da Bruxelles dovranno essere diretti all’energia e al clima (dunque poco meno di 80 miliardi).

Quindi, gestire male questa parte del PNRR, rischia di vanificare una parte molto consistente dei potenziali benefici effetti per il nostro paese e per il clima.

Indubbiamente – anche se questo aspetto non è stato rilevato da alcuna parte politica né da stampa, media, ecc. – il processo di definizione della proposta di piano, almeno nella sua formulazione attuale, appare distante da quello che avrebbe potuto essere, tenendo anche conto di quanto previsto da Bruxelles nelle norme in materia. Ad esempio, non sembra che si voglia passare da una consultazione pubblica, come auspicato dalle norme comunitarie. Allo stesso modo, l’insieme dei progetti presentati non fa alcun riferimento a uno o più scenari di base – di riduzione delle emissioni di gas serra, di ricadute positive su occupazione, ecc. – che avrebbero viceversa dovuto orientare la medesima selezione dei progetti.

Questo, a mio avviso è un difetto grave e che ha già di molto indebolito il governo nella sua interlocuzione con i partiti politici. Infatti, in assenza di una metrica o di un insieme di criteri di selezione, è facile obiettare alla fondatezza delle scelte effettuate e, allo stesso modo, proporre scelte diverse. Se mi è consentito un parallelo, in assenza di una identificazione preliminare di un criterio di scelta (spesa per persona, zona della città, ecc.) scegliere fra due o più ristoranti diversi diventa più difficile per organizzare un incontro fra amici: perché non una pizza o un piatto giapponese invece del buon ristorante tradizionale? E perché non un altro tipo di cucina etnica in luogo della giapponese?

Stranamente, vale la pena sottolinearlo di nuovo, nessuno ha rilevato questo grave difetto.

Si è perso molto tempo ed è difficile recuperarlo, anche tenendo conto che Bruxelles ha fissato una data cogente per la chiusura del programma di sostegno (agosto 2026) e solo una data orientativa (aprile di quest’anno) per la consegna del progetto. Quindi, ogni ritardo significa meno tempo per realizzare i progetti e forse anche meno possibilità di utilizzare i fondi comunitari.

Detto questo, la tesi espressa da Penati riguardo il presunto favore indirizzato verso le società pubbliche è solo in parte convincente. Che non esistano pasti gratis e che la selezione dei progetti vada effettuata in modo dovuto è sacrosanto. Tuttavia, seguendo il ragionamento espresso nell’articolo, va rilevato che – se finanziati con prestiti – i consumatori pagherebbero anche i progetti finanziati da altri, cioè da imprese esterne al perimetro pubblico. Così come non pagherebbero in ogni caso i progetti se finanziati con importi ricevuti a fondo perduto (salvo il meccanismo di ripristino di questi stessi importi effettuato a Bruxelles a cui anche il nostro paese sarebbe tenuto a partecipare come gli altri stati membri). Cosi come anche se un progetto attualmente incluso nel novero di quelli finanziati venisse escluso dal PNRR e finanziato, utilizzando le parole di Penati, sul mercato, i consumatori continuerebbero a pagarlo (un esempio fra tutti, il potenziamento delle reti di distribuzione di una città).

I consumatori, in buona sostanza, pagano sempre. Ma proprio per questo – e su questo Penati coglie nel segno – occorre fare in modo che la selezione sia fatta in modo appropriato.

Questo è, o meglio sarebbe, un argomento politicamente molto rilevante. Ci sarà qualcuno in grado di coglierlo?

Luigi Bonelli

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