Il vaccino per COVID: siamo tutti d’accordo?

In questi giorni sono iniziate le vaccinazioni per il COVID e in tutto il mondo il dibattito sui vaccini ha ripreso vigore: è sicuro? Perché farlo? Chi ci guadagna? Deve essere obbligatorio?

Per molti le risposte sono semplici e sono riconducibili ad una fiducia nella capacità degli stati di utilizzare al meglio i risultati della ricerca scientifica.

Ma allora perché tanti dubbi? E ancora, perché parlarne tanto e non procedere semplicemente obbligando tutti a vaccinarsi come accade per l’infanzia?

Può sembrare strano, eppure dobbiamo ancora fare i conti con un lontano passato. Il nostro senso comune nasce per vivere come cacciatori e raccoglitori in piccole comunità e solo con una adeguata formazione è in grado di interpretare correttamente i fenomeni ed attuare una gestione del rischio che non si basi sul sentito dire o sul passaparola.

Proviamo allora ad elencare le motivazioni più diffuse tra coloro che sono contrari al vaccino:

  • Perché vaccinarsi se tutto sommato il COVID ha un impatto trascurabile sulla popolazione? Ha conseguenze serie solo per le persone anziane o con patologie e comunque prima o poi finirà (potresti essere tu trentenne l’eccezione: te la senti di provare?)
  • Perché ricevere un trattamento se non sono malato? Ogni sostanza non naturale inoculata nell’organismo potrebbe essere dannosa (la birra per esempio non esiste in natura così come la grappa)
  • Nel vaccino sono presenti sostanze o tecnologie che possono controllare gli individui o come minimo modificano il profilo genetico (quali? come?)
  • Perché subire un trattamento imposto dall’autorità violando le libertà individuali?
  • È nell’interesse del sistema (istituzioni e grandi aziende) costringerci alla vaccinazione (cosa ci guadagnano?)
  • È solo un business che aiuta le multinazionali (peccato che meno del 3% del fatturato delle principali aziende farmaceutiche derivi dai vaccini (vedi qui).
  • Può avere effetti collaterali come in alcuni casi riportati dalla stampa (anche il medicinale più diffuso li ha)
  • Non è detto che funzioni sempre (nessun rimedio sanitario segue lo schema causa-effetto)
  • Visto che il vaccino è stato sviluppato in fretta, meglio aspettare, vedere come va e poi decidere con calma (e intanto si può contrarre la malattia e morire)

È troppo semplice ricondurre queste obiezioni a mancanza di conoscenze scientifiche di base. Vi sono molte fonti di informazione dove sono spiegate con vari livelli di dettaglio le teorie e le tecniche utilizzate per la messa a punto dei vaccini, dagli speciali dei quotidiani alle riviste o siti di divulgazione scientifica come ad es. vedi pattoperlascienza-undicidomandesuivaccinipercovid19.

Ma vi sono anche altre motivazioni che vanno analizzate con attenzione per poter dare una risposta puntuale.

Sfiducia verso l’autorità. L’imposizione di regole e comportamenti pur positivi per la collettività provoca una reazione di rigetto da chi per convincimento o per esperienze personali non ripone fiducia nell’autorità costituita. Ci sono state in passato situazioni in cui l’obbligo di trattamenti sanitari ha comportato azioni discriminatorie ed aleggia sempre il timore dell’eugenetica (vedi ad es. Le radici della diffidenza contro i vaccini).

Sfiducia verso la società. Analogamente la sfiducia può estendersi e comprendere ogni realtà sociale organizzata e, innanzitutto, tutto ciò che è riconducibile al concetto di classe dirigente. Tale sfiducia si esprime, ovviamente, solo a parole non essendo possibile enuclearsi dalla vita sociale e statuale a meno che non ci si isoli su un’isola deserta. Forse per questo motivo si esprime spesso in forme radicali e distruttive, ma che, di fatto, non portano ad alcun cambiamento sostanziale.

Comportamento egoistico. Se in una comunità un singolo è l’unico a non vaccinarsi otterrà automaticamente l’immunità in virtù del fatto che tutti i suoi contatti sono immuni. Si può essere indotti a pensare che tanto varrebbe aspettare tutti gli altri. E’ un caso che si riconduce al famoso “dilemma del prigioniero” analizzato nella teoria dei giochi: se due complici sono in prigione si promette uno sconto di pena a chi tradisce il compagno, ma se entrambi tradiscono la pena è molto più alta per entrambi; apparentemente per il singolo è più conveniente tradire ma la migliore scelta complessiva è quella di tacere e quindi collaborare. Se in gioco ci sono moltitudini di individui tutto si complica enormemente.

Difficoltà a padroneggiare la probabilità. I fenomeni naturali, tra cui l’invecchiamento, le malattie, come anche le azioni di prevenzione e le terapie sono situazioni che non possono essere descritte da leggi che determinano il risultato in un singolo caso. Sarebbe bello il contrario ma non è così: se si hanno genitori longevi, se non si fuma, si conduce una vita attiva ed una dieta sana non si ha la certezza di arrivare a 100 anni; diventa solo più probabile.

Solo in termini probabilistici si possono valutare e pesare le malattie e le terapie. Ad es. ci sono state alcune reazioni avverse alle vaccinazioni negli USA (poche unità su più di un milione di vaccinati) ma oltre mille morti per COVID per milione di abitanti negli USA ed in Italia. Se poi ci si preoccupa delle reazioni avverse al vaccino, basterebbe leggere i fogli informativi di qualsiasi medicinale per rendersi conto di come le possibili complicazioni esistono sempre e la questione è solo di stabilire cosa è più o meno probabile o più o meno rischioso. I vaccini e i medicinali in genere si possono somministrare solo con procedure e metodi accurati ed utilizzo di tecniche statistiche. Anche il medicinale di uso più comune non assicura mai il risultato sperato. Lo rende solo molto probabile.

Senza dati ogni affermazione è priva di senso. E la situazione si complica perché i dati vanno rilevati ed interpretati con cautela.

Come fare, allora, a convincere i dubbiosi? Analizzando le motivazioni irrazionali che ci sono dietro la diffidenza o il rifiuto dei vaccini si può contrastare questa pericolosa deriva e riaffermare che la vaccinazione è l’unica vera soluzione che al momento la scienza, la tecnologia e l’organizzazione sociale sono riuscite a mettere in campo.

È ancora la scienza, questa volta quella che studia il comportamento umano, che ci può aiutare ad individuare le migliori modalità per convincere il maggior numero di persone a vaccinarsi. L’obbligatorietà dei vaccini è solo uno dei mezzi per sconfiggere più rapidamente la pandemia non un principio morale.

In realtà non possiamo dormire sonni tranquilli. Anche superando le aree di diffidenza e di sfiducia restano in piedi gli aspetti organizzativi di una vaccinazione che dovrebbe raggiungere miliardi di persone in tutto il mondo nel più breve tempo possibile. Governare questa organizzazione, comunicarne il senso e la necessità, sollecitare la cooperazione dei cittadini è un compito che spetta alla politica e agli apparati sanitari ed amministrativi. Ma questo è un altro discorso

Claudio Gasbarrini

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